Il 2022 va a finire. Ma fino all’ultimo continua a essere segnato da suicidi in carcere. Dell’ultimo si è avuto notizia oggi, 21 dicembre. Un uomo di 30 anni di origine bengalese, detenuto nel carcere di Rebibbia a Roma, si è ucciso stamattina nel carcere romano. Fra pochi mesi sarebbe uscito.
E’ l’ottantaduesimo suicidio di un detenuto nel 2022, a cui si aggiungono cinque uomini appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria, un record assoluto. (Qui l’ultima analisi di Antigone aggiornata a fine ottobre)
Una mattanza che impone alle Istituzioni di rivedere il sistema Giustizia e la stessa idea di carcere. Cercando una nuova via, possibile, che superi il carcerocentrismo pilastro del populismo giudiziario che da trent’anni impera nel nostro Paese.
I numeri da record, senza precedenti, raccontano quanto la situazione delle carceri italiane sia diventata sempre più grave. E insostenibile.
Il ministro Nordio ha definito questa “drammatica emergenza” una sua priorità. Attendiamo fatti conseguenti. Perché il carcere diventi davvera una extrema ratio. E cessi di essere il veleno che è oggi, per usare le parole di Giovanni Fiandaca.