Da leggere e rileggere l’intervista a Giovanni Fiandaca su Il Dubbio. Qui il link.
Tema: il carcere. Pilastro del sistema penale italiano, quello del panpenalismo e del carcero-centrismo, modelli fallimentari, disumani e antidiluviani, da superare.
Carcere come extrema ratio
Fiandaca, garante dei detenuti in Sicilia, offre diversi spunti di riflessione intervistato da Valentina Stella.
Purtroppo rimane ancora elevato il numero dei sottoposti a pena detentiva: al carcere si ricorre a tutt’oggi in maniera sproporzionata per eccesso, non poche delle persone che scontano la pena in prigione non dovrebbero starci, perché si tratta di persone che non sono peggiori di quelle che si incontrano per strada o che addirittura frequentiamo nella cerchia delle nostre conoscenze e amicizie. Il nostro legislatore dovrebbe avere una buona volta il coraggio necessario per prendere davvero sul serio il principio della pena carceraria come extrema ratio.
Il carcere come extrema ratio. Ne parlavamo nell’ultimo post di questo blog, qui.
La politica non riesce a liberarsi di questi schemi. Ancora Fiandaca:
Il populismo penale e il suo carcerocentrismo, come penalisti democratico-costituzionali, non ci siamo stancati negli ultimi anni e non ci stanchiamo di bollarli come una manifestazione di cultura giuridica primitiva e rozza, decisamente contraria alla Costituzione. Purtroppo tendenze iper-repressive sono emerse negli ultimi decenni più volte anche nel fronte politico cosiddetto progressista
Il carcere un veleno
Il carcere non è la medicina ma funziona come un veleno, conclude il giurista palermitano.
…spiegando alla maggioranza dei cittadini che il carcere quasi mai è la medicina e che, ribadisco, in non pochi casi funziona come un veleno e che perciò può risultare non solo inutile ma anche controproducente.
Trent’anni senza un’amnistia malgrado un sovraffollamento disumano. Leggi penali che hanno saputo solo aggiungere reati su reati, con trame così larghe da poterci fare entrare dentro di tutto, pene edittali massime elevate a più riprese, misure alternative al carcere ancora utilizzate poco, carcerazione preventiva (pardon, misure cautelari in carcere) disposta per anni quasi come regola. Così si costruisce l’inferno.