Rischiare di crepare per Covid-19 in carcere? Oggi, decide la lotteria della discrezionalità dei giudici. Lo denuncia in questo comunicato il Garante dei detenuti in Sicilia, professor Giovanni Fiandaca.
Palermo, 27 marzo 2020. “Rispetto alle carceri, l’emergenza Covid-19 apre numerose questioni. Non solo quella delle celle affollate ma della discrezionalità dei giudici rispetto alle istanze di misure extracarcerarie che in questo periodo sono in forte aumento”. Lo dice il Garante dei detenuti Giovanni Fiandaca che oggi, dalle pagine de Il Foglio, ha lanciato un appello alla politica chiedendo di “predeterminare criteri normativi volti ad eliminare, o comunque a ridurre, la discrezionalità giudiziale”.
Fiandaca esamina quanto sta accadendo in Italia in questo momento: giudici che accordano, ad esempio, la detenzione domiciliare e altri che la negano anche a parità di gravi condizioni di salute. “Allo scopo di evitare ingiustificate disparità di trattamento – dice Fiandaca – bisognerebbe fissare con legge dei criteri generali che, soprattutto in questo momento di emergenza, possano tutelare detenuti over 65 infermi e detenuti affetti da gravi patologie puntualmente documentate. Non sono pochi, infatti, i detenuti con disturbi cardiaci e respiratori o con insufficienti difese immunitarie e dunque particolarmente esposti a un contagio con effetti potenzialmente letali e che rischiano, a loro volta, di diventare causa di ulteriore diffusione delle infezioni intramurarie. Un’epidemia all’interno delle carceri, inoltre, può provocare ulteriori effetti dannosi anche all’esterno. Tutelare la salute dei carcerati significa tutelare, più in generale, la salute di tutti”.