Il caso Open-Renzi è visto da alcuni come paradigmatico. Paradigmatico di cosa è diventata negli ultimi 25 anni l’Italia strangolata dal populismo giudiziario. Di come la politica a braghe calate abbia votato in questi anni leggi penali di una tale vaghezza che hanno sostanzialmente dato carta bianca alle procure, un enorme campo aperto, “open” appunto, che le ha proiettate in una dimensione di onnipotenza. Procure il cui difficile lavoro, sia chiaro, va rispettato, con il rispetto che a tutte le istituzioni si deve. Ma a tutte. E prima ancora alla separazione dei poteri e agli equilibri necessari nella convivenza dei poteri dello Stato, che se democratico vuole essere deve vigilare affinché nessuno di questi poteri prenda il sopravvento sugli altri. Funziona così l’Italia? La vicenda Open, con le perquisizioni antelucane a gente che aveva fatto bonifici tracciati è forse uno di quei campanelli d’allarme, certo non il primo, certo non il solo, che qualche domanda dovrebbe sollevare. Ne ha scritto Il Foglio.
Chi ha il coraggio di ribellarsi di fronte alla progressiva, quotidiana e pericolosa criminalizzazione del mestiere della politica?
Così il direttore Claudio Cerasa in questo articolo. E qui Giuliano Ferrara. Su Linkiesta un articolo del direttore Christian Rocca affronta il tema. E parla tra l’altro del populismo penale e della “ipocrisia” dell’obbligatorietà dell’azione penale. Per sentire l’altra campana, quella che suona note più assonanti con gli spartiti della magistratura inquirente, si può leggere l’articolo di Marco Travaglio qui. Mentre Piero Sansonetti qui, sul Riformista, fa il lavoro opposto. Correttamente precisando che Alfredo Romeo è il suo editore. Lo stesso Sansonetti aveva scritto un provocatorio editoriale sul tema, dal titolo “Se vogliono sciogliere i partiti, perché non fanno come Mussolini?”.
Al di là del singolo caso, su cui suggeriamo di esercitare (come sempre) tutta la prudenza possibile, il problema dello squilibrato rapporto tra poteri dello Stato, figlio di un processo (sub)culturale che nell’ultimo quarto di secolo ha consumato l’Italia, a me appare di una tale lapalissiana evidenza che davvero fatico a comprendere chi in buona fede non se ne avveda. Così come mi inquieta l’impressione che a volte non si indaghi per cercare prove su una notizia di reato, ma lo si faccia per cercare il reato stesso. Sarà forse solo un’impressione, ma è sufficiente a provare un brivido.
foto Francesco Pierantoni [CC BY 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/2.0)]